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DELL'ANTHROPOLOGIA

i vostri canti, le vostre lire, et viuole: l'accordar delle quali spesse volte mi da più di noia, che 'l suono di piacere. Et quelli che lodano la Musica, come prossima à quella dolcissima harmonia, che rende la suso il moto de cieli, credo esser in errore conchiudendo Aristotile con buoni argomenti non potere da quel moto venire alcun suono. percioche se due cose si toccano senza percossa, come l'uno tocca l'altro cielo, movendosi non fanno più strepito, che faccia la nave; la quale per l'acqua si muove senza romor alcuno. Lascio che la virtù della musica in destare i giovani et le donzelle ne balli, è molto vana; et non dissomigliante alle attioni de folli: et l'accender gli animi de mortali al combattere è cosa crudelissima. Lascio etiandio gli otii, gli agi, et le delicatezze ch'e musici seguono; et che gli togliono ogni maschio vigore. Perché Philippo di Macedonia havendo Alessandro suo figliuolo udito maestrevolmente cantare: lo riprese che in Musica havesse tanto tempo perduto: et che più tosto in alcuna arte più honorevole non si fosse affaticato. La pittura parimente, et scoltura è cosa frale, et che poco dura, lodata solamente per dar trastullo à gli occhi: mentre i poveri clienti, et cortigiani nelle sale, et ne portici de superbi palagi dimorano attendendo i lor signori, et padroni: et cosi vanno mirando ad una ad una le dipinture, dandole i nomi, et accomodando le historie, et tempi secondo il suo infermo giuditio: et quelli antichi scoltori et pittori Zeusi, Apelle, Parrhasio, Policleto, Lisippo, et etiandio è nuovi Raphael d'Urbino, Michel'Angelo, et Leonardo Vinci, non so che utilità habbiano giamai al mondo recata