Pagina:Capella - L'anthropologia, 1533.djvu/94

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DELL'ANTHROPOLOGIA

che nelle cose dalla Natura, ò dalla fortuna dategli, agevolmente poteva tolerare d'esser vinto, ma in quelle che da se stesso l'huomo poteva acquistarsi, à niun patto volea patire, che fosse da altri superato. la qual cosa considerando i fundatori delle leggi ragionevolmente riprendono quei, che biasimano il sesso feminile, si come nemici della Natura, et di se medesimi. Lasciamo stare l'impietà grandissima à biasimare quelle, per cui habbiamo l'essere; quelle che conservano et moltiplicano la somiglianza di noi stessi: quelle senza cui il viver nostro fora una solitudine, una perpetua maninconia, anzi una continova morte. Et se alcuno volesse dire, che le donne sono biasimate non per quelle che sono buone, ma per le cattive: questo è contra il costume de valenti huomini; i quali udendo dire male della sua patria, hanno di ciò, per molti che in essa rei siano, grande et convenevole molestia: et pargli debito difendere l'honore de suoi cittadini. Cosi noi, avegna che vi siano molte donne cattive, et di mala fama, non debbiamo perciò patire, che generalmente si dica male di loro. Il che oltra le altre ragioni che sono molte, massimamente si deè fare; perché la lor vergogna à noi torna in dishonore, che le serviamo, et ci chiamiamo sovente lor servi et schiavi. La onde manifestariamo la nostra dapocagine consentendo, se fossero cosi vili come altri stimano, di servirle. Ne solamente del vituperio nostro qui si tratta; ma etiandio degli eterni Dei: che molte fiate sono discesi dalle celesti sedie in terra, per dimorare lor presso: et colui che con le fiamme del volto suo illumina l'ampia faccia della terra, per guadagnare