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— Solo il mestolo sa i guai della pentola!
— Ah! povera comare Formica!
Era stata sempre di buon umore, vivendo con un po’ di pane, un po’ di cacio o una cipolla per companatico, e una bella bevuta d’acqua, ed ora che aveva quel palazzone e attendeva il marito, ora piangeva? Era proprio vero che solo il mestolo sa i guai della pentola!
Il giorno dopo, comare Formica, dentro il portone, tesseva, quasi non fosse accaduto niente di nuovo,
— Vola, spolina mia, vola, spolina...
— Siete ricca e vi spezzate le braccia tessendo?
— Questa è l’ultima tela, comari mie.
— Perché mai, comare Formica?
— Perché viene il fuoco e mi brucia rócca, fuso e pennecchio.
— E poi?
— Viene il fuoco e mi brucia lenzuola e guanciali da cucire.
— E poi?