Pagina:Capuana - Chi vuol fiabe, chi vuole?.djvu/201

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— Ah! Fate, Fate belle, sono una povera madre!

Al grido della donna le Fate disparvero. Soltanto una indugiò alquanto avendo urtato con un piede il bambino che si destò e si mise a piangere.

La Fata però, da bella e giovane, si era trasformata in vecchia grinzosa e canuta che si reggeva su un bastone. Si chinò, prese in mano il bambino e disse:

— Oh che carne tenerina! Ne faccio due bocconi!

— Per carità, buona Fata, risparmiate la mia creatura! Se avete fame, qui c’è la mia carne; se avete sete, qui c’è il mio sangue.

La donna, saltata fuori dal nascondiglio, si era buttata al piedi della Fata e tentava di levarle di mano il bambino.

— Eccomi pronta, buona Fata.

E si denudava le braccia, porgendole.

— È stato per provarti; le Fate non fanno male. Che cosa vorresti pel tuo bambino?

— Che abbia la crescenza uguale a quella degli altri.