Pagina:Capuana - Chi vuol fiabe, chi vuole?.djvu/228

Da Wikisource.

Così, dopo nuove imprese ancora più fortunate delle precedenti, diceva:

— Dividiamo.

— Due parti per te; e una per ciascuno di noi. Per coloro che non avran niente penserà ognuno per conto suo.

Incontrarono altri poveri, affamati, storpi, ciechi; e Radichetta, divenuto avarissimo, pensava:

— Per chi non ha, provvederanno quest’altri, lo devo fabbricare a mia madre un palazzo più bello di quello del Re.

E un giorno disse ai compagni:

— Me ne vado. Porto via la mia parte, per andare a fabbricare un palazzo a mia madre più bello di quello del Re. Quando lo avrò finito, ci rivedremo.

I sei ladri lo pregarono, lo scongiurarono di restar con loro un altro mese almeno; c’erano tre o quattro bei colpi da fare; ma Radichetta terme duro.

L’ultima notte che restò con loro, Radichetta non poteva prender sonno dalla contentezza di rivedere la sua mamma di cui non aveva saputo più notizie da tanti mesi.

Aveva detto: Me ne vado pel mondo in cerca di fortuna. E tornava con tanta ricchezza, che neppur lui sapeva quanta.

Nella notte, ai buio, credendolo addormentato, i sei ladri, sotto voce, ragionavano fra loro.

— Dovrà portarsi via davvero la sua parte? Ammazziamolo nel sonno, ora che è piccino di tre spanne.

— Aspettate — disse da sé Radichetta; — vi concio io. E messosi