Pagina:Capuana - Come l'onda.djvu/136

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avrebbe voluto mutare stato. La lassezza da convalescente, la indolenza che le rendeva faticoso fin il parlare, prendevano per lei le stesse attrattive voluttuose della soave pigrizia del corpo e dello spirito, che la teneva raccolta, e le mettevano ne le grandi pupille la strana aria di sognante che impressionava le persone.

Per questo il frastuono della vita cittadina, da cui era assediata coi gridi dei rivenditori ambulanti, coi rumori delle carrozze che scotevano i vetri delle finestre echeggiando cupamente per le volte, e col sordo affaccendamento di lavoro, che si ripercoteva indistinto là dentro, serviva soltanto a renderle maggiormente caro l’isolamento e la muta severità delle vecchie cose, dalle quali era circondata.

Fin suo marito non le dava più la solita sensazione di ripugnanza e di persona che volesse farle male. E stava ad ascoltarlo intenta, quand’egli le raccontava il processo discusso alle Assise nella giornata, quasi volesse appellarsi a lei contro i giurati, che si erano lasciati infinocchiare dalle sonore ciance avvocatesche.

In quelle sere la bimba non voleva andare a letto per ascoltare anch’essa le storie dei ladri e degli assassini; e guardava a bocca aperta il babbo che parlava, smorto smorto, nell’ombra della ventola, con le mani sui braccioli della poltrona illuminate dalla luce viva, e le lunghe gambe nascoste sotto il tappeto rosso del tavolino; la mamma che taceva o esclamava di tanto in tanto:

— Povera gente!

Così le stagnava la vita, senza che l’umor tetro del marito vi producesse più neppure un lieve increspamento a fior d’acqua; e così durò fino al giorno in cui la bimba cadde ammalata, e per le stanze mute