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Ed ella tremava nel sentirglielo ripetere.

— A che stillarti il cervello? — gli rispondeva con durezza.

Ma si riprendeva sùbito:

— È tuo fratello; hai ragione.... Al bambino però, se sarà un bambino, daremo il nome di tuo padre. Non ti pare più giusto?

Negli ultimi quattro mesi era frequentemente ritornata dal confessore, ogni volta che si era sentita a estremo di forze. E il marito, lasciandole pienissima libertà, la canzonava un pochino, senza cattive intenzioni, credente anche lui, quantunque troppo distratto dal rimescolio degli affari.

In quella chiesa, dove tante volte aveva dato pienissimo sfogo al proprio cuore, ella trovava sempre il balsamo, che le addolciva la piaga, e gliela rendeva sopportabile, se non riusciva a guarirla. Ribellioni, indignazioni, tetri propositi, tutto si ammansiva, si acchetava in lei alla voce consolante, che le parlava in nome del Signore.

Un’intima corrispondenza si stabiliva allora tra lei e Dio.

— Egli solo sapeva la verità!... Egli solo poteva giudicarla e compatirla!

E, una o due volte, si era sorpresa con parole di preghiera, con invocazioni di perdono sulle labbra anche in favore di colui che le aveva fatto tanto male.

— Era morto? O espiava terribilmente il delitto di un istante?...

Là, in chiesa, poteva pensarci senza che la coscienza le si rivoltasse, senza che un’ondata d’odio e di orrore le si sollevasse nel petto.