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La sera dello stesso giorno egli era andato in casa Pinotti a ringraziare il commendatore e la moglie per la commissione procuratagli.

— Non ci entriamo — disse il commendatore. — Miss Anna ha ammirato nell’ultima Esposizione quella deliziosa figurina di «Sirena», che i nostri cari concittadini non hanno voluto per la fontana municipale. Cretini!... È quasi milionaria, miss Anna.

— Mi ha domandato — soggiunse la signora — se occorre anticipare qualche somma.

— Niente! Niente! — si affrettò a rispondere Ronchi.

— Perchè? Ti può far comodo — riprese il commendatore. — I quattrini non si rifiutano mai.

— Voglio fare un purissimo lavoro d’arte. Poi, se occorrerà.... Mi è parso di vederla entrare accompagnata da un sogno vivente, mia buona signora. Se riuscirò a fare quel che intendo di fare....

— Riuscirai senza dubbio, anche perchè veggo che il modello ti ha impressionato assai bene. Un sogno vivente! Forse esageri un po’; ma gli artisti veggono le cose in modo diverso dagli altri. Rammenti?

— Mio marito ne parla spesso — fece la signora. — È proprio vero?

— Una bruttezza fenomenale! Non hai osato di farla posare.

— Allora pensavo a tutt’altro!

— La chiamavano: «La strega di Ronchi». Al Caffè Greco, a ogni vostra apparizione, tutte le matite, tutte le penne si mettevano in moto: schizzi, caricature, macchiette con inchiostro di Cina; pro-