Pagina:Capuana - Come l'onda.djvu/96

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E nella voce turbata le tremolava qualcosa che pareva pianto.

Allora Renato non sorrise più, impacciato alla sua volta. Le prese una mano; si mise carezzevolmente sotto il braccio quel braccino magro, serrato nella manica attillata del vestito nero, e, riprendendo a passeggiare, le andava parlando all’orecchio, tra uno sbuffo di fumo e l’altro della sua sigaretta:

— Oh, non insisto più!.... Torneremo, non occorre neppur dirlo, torneremo però qualche volta alla Cagnola.... a passare insieme una mezza giornata. No?

— A che scopo? Ecco, questo significa che lei non mi ha creduto. Perchè si ostina a non credermi?

— Al contrario! Certe cose non si discutono; si aspettano, si lasciano venire al momento opportuno, è vero? E se non arrivano.... Intanto, per oggi, mi sento compensato abbastanza da questa dolce passeggiata da innamorati. La gente (ahimè, a torto!) deve crederci proprio due innamorati. Infatti, vede? quell’uomo fermato sotto gli alberi sta a guardarci da un pezzo, masticando la sua invidia insieme col mozzicone di sigaro che non vuole accendersi.

E voltando il capo, ella rideva a scossettine portando la punta del ventaglio alle labbra, piegando un po’ il busto slanciato; rideva, ma quasi per tentar di distrarsi da riflessioni penose, che le esitavano ancora sul volto.

Quell’uomo fermatosi sotto gli alberi, dopo averli seguiti con lo sguardo lungo il sentiero del prato, era andato a sedersi dirimpetto a loro, divorandoseli con certi occhi sgranati, dal tavolino dove mangiava solo. Luigia e Renato, a metà di desinare, messisi di buon umore, gli ridevano quasi in faccia, facendolo