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don mignatta 109

rimetteva all’occhiello del panciotto la catena e l’orologio nel taschino. — Ma scusi, perchè? — insisteva accompagnandolo fino all’uscio, tentando di fermarlo e sfiorandogli involontariamente la gobba con la punta delle dita della mano sinistra, per ultimo scongiuro.

Il cavaliere era andato via a testa alta tra le due gobbe, senza voltarsi addietro. E a don Mignatta era parso che la sua buona fortuna fosse sparita con lui.

— E gli imbecilli dicono che non è vero! — pensava don Mignatta scotendo compassionevolmente la testa!

Maggior prova di questa che da quel giorno in poi gliene erano accadute tante, una peggio dell’altra?

Tardi si accorse che la più grande disdetta se la era preparata con le sue stesse mani, la mattina che venne a casa sua la bella moglie di Zùccaro, erbivendolo e rivenditore di formaggio al minuto.

Era la prima volta che comare Grazia Zùccaro, ricorreva a lui. Di nascosto del marito, dichiarò sùbito.