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no ostacoli di quelli ch’egli non avesse immaginati.

Biagi era un bell’uomo, si poteva quasi dire un bel giovane, a trentadue anni. Giani, che aveva due anni meno di lui, ne mostrava più di quaranta.

Nel presentarlo alla moglie, Giani aveva soggiunto:

— Il più gran scavezzacollo del nostro ufficio!

Non era vero; ma godeva di questa fama, e Biagi lasciava dire, protestando appena con un oh! pieno d’ipocrisia, ogni volta che qualcuno, per adularlo, gli ripeteva quella frase.

Giani aveva creduto a un incontro fortuito, non potendo immaginare che Biagi li avesse seguìti un bel pezzo e avesse già preparato quell’incontro faccia a faccia.

— Dunque è pericoloso mostrarsi in pubblico assieme con lei!

La signora Giani aveva preso un grazioso atteggiamento di paura.

— Oh, signora! Si accorgerà sùbito che sono l’uomo più innocuo di questo mondo.

E siccome, sorbendo il gelato, ella aveva insistito su quel pericoloso, Biagi, quasi sottovoce, le aveva ripetuto: