Pagina:Capuana - Eh! La vita.djvu/67

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il segreto di dora 61


— Stavo meglio... colà... in carcere. Colà... avevo almeno la certezza!

— Quale certezza?

— Vedi?... Ancora non so abbracciarti... nè baciarti come una volta... Ho paura di trovare su le tue labbra le traccie... Perchè ho ucciso dunque? Perchè sono stato condannato?

— Gabriele!

Bastò questo dolce richiamo per farlo rientrare sùbito in sè, per calmarlo in quell’angolo di canapè dove egli, da due giorni, passava le ore fumando continuamente, con un mucchio di libri nuovi su una seggiola, dei quali scorreva soltanto qualche pagina con paurosa repugnanza. Aveva trovato in uno di essi: — Noi non sappiamo niente della realtà delle cose. Siamo vittime dell’apparenza.

E n’era rimasto sconvolto.

Il terzo giorno Dora lo trovò sdraiato sul canapè con le mani strette alla fronte, quasi per comprimere un gran dolor di testa. Teneva chiusi gli occhi.

— Sei tu, Dora?

— Che hai?

— Dora! Dora! Quel segreto mi uccide.... Che