Pagina:Capuana - Giacinta.djvu/67

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Marietta le aggiustava le pieghe del vestito contenta e superba della sua bella padroncina.

Appena Giacinta entrò nel salotto già pieno di signore e di invitati presa per mano con la Gina che la faceva sorridere, gettandole, con un rapido movimento del capo, le sue piccole malignità in un orecchio — quella sua aria quasi di sfida fu subito notata.

— Vai a ruba — le disse il commendatore entrando in mezzo alle signore che le facevano festa.

Le presentava tutti ad una volta, tre impiegati della Banca agricola che desideravano ballare con lei e s’inchinarono, pretenziosamente impomatati sfoggianti le bianchissime e lucide camicie fra il largo sparato dei corpetti, e i polsini dagli enormi bottoni che coprivano fino a metà le mani strette nei guanti.

Andava proprio a ruba, specie fra i giovanotti. La signora Marulli vedendola parlare animatissima e ridere fra un gruppo, in un angolo, era sorpresa anche lei dell’insolita spigliatezza di sua figlia.

— È troppo ingenua — disse al Mochi. — Bisogna avvertirla.

— Elle chasse de race — rispose Mochi che si divertiva spesso col punzecchiarla.

— Com’è felice la tua figliuola! — venne a dirle da lì a poco la signora Maiocchi. — Osserva... Dopo la malattia si è fatta più bella... Ma brava! Come balla bene!

Giacinta sguizzava leggera fra le coppie che ballavano confusamente, abbandonata al suo ballerino che, guidandola, le domandava:

— Si sente stanca?

— No, punto.

E giravano, giravano, sguizzavano; Andrea Gera-