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trottolina 111

in mano lo scalpello, si mise a lavorare lesto lesto, brontolando:

— Trottolina piccinina,
Pel Reuccio gira gira. —

Trattandosi del Reuccio, il tornitore andò egli stesso dal fabbro ferraio per far mettere alla trottolina un picciuolo di ferro ben limato e lisciato, e il giorno appresso la portò al palazzo reale: si attendeva un grosso regalo. La trottolina gli era riuscita una bellezza. Prima di andare a consegnarla, l’aveva provata. Girando, faceva un brisìo lieve lieve; non che parlare, pareva cantasse. Dicendo al Reuccio: La trottolina parlerà, il povero tornitore intendeva dire appunto di quel brusìo.

Il Reuccio però non l’aveva capita così.

E visto che la trottola non parlava, si mise a strillare, a pestare i piedi:

— Voglio la trottolina che parla! Voglio la trottolina che parla! —

Accorsero il Re e la Regina. Il tornitore spiegando la cosa, tremava come una foglia. Intanto il Reuccio continuava a strillare, a pestare i piedi:

— Voglio la trottolina che parla! —

Disse il Re al tornitore: