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mastro acconcia-e-guasta 125

E tutti ridevano:

— Bravo mastro Acconcia‐e‐guasta! —

Comprava un monte di roba, carne, pesce, formaggio, salame, erbe, frutta, le meglio cose.

— Chi se la mangia tutta cotesta roba, mastro Acconcia‐e‐guasta?

— Io e i miei figliuoli.

— O che avete dei figliuoli?

— Sì: Seghina, Piallina, Scalpellino, Martellino, Tanaglina e Succhiellino che è il minore. —

E la gente rideva:

— Buon appetito a tutti, mastro Acconcia‐e‐guasta! —

Tornato a bottega, riponeva in un canto la cesta con la roba, e si metteva a lavorare senza mai smettere fino a tardi, finchè vi si vedeva.

— E il desinare, mastro Acconcia‐e‐guasta?

— Lo preparano, in cucina. —

A un’ora di notte, mastro Acconcia‐e‐guasta si chiudeva in bottega e metteva tanto di spranga alla porta.

Ed ecco, acciottolìo di piatti, tintinnìo di bicchieri, rumore di argenteria e di coltelli smossi, quasi lì dentro apparecchiassero una gran tavola. E, poco dopo, risate, strilli, e mastro Acconcia‐e‐guasta che gridava: