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Il povero padre ne fece un gran pianto. Dal dolore si ammalò, e dopo pochi giorni morì.

Il Reuccio, sotto le erbe e i rami, rinvenne; e cominciò a lamentarsi, a chiamare soccorso:

— Aiuto, buoni cristiani, aiuto! —

Era già buio. Udendo rumore lì accosto, il poverino gridò più forte che poté:

— Aiuto, buoni cristiani, aiuto! —

Sentì frugare tra l’erbe e i rami; poi, due manacce con tanto di ugne lo ghermiscono, lo levano di peso quasi fosse un fuscellino, e una lingua ruvida come una raspa gli lecca il sangue addosso:

— Oh che buon sapore! Oh che buon sapore! —

Il Reuccio, a quel vocione cupo cupo, rabbrividì:

— Povero a me! Son capitato alle mani dell’Orco! —

L’Orco, era proprio lui! se lo mise sotto braccio come un fardelletto, e si avviò per tornare alla sua grotta. Di tratto in tratto, si fermava, leccava il sangue delle ferite:

— Oh che buon sapore! Oh che buon sapore!