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114 I. L. CARAGIALE


tro, la pianura vasta. Faccio il segno della croce, stringendo arrabbiato il cavallo coi polpacci intirizziti, per obbligarlo ad alzarsi — allora sento un urto forte al mio piede destro... Un grido! Ho schiacciato il capretto! metto subito la mano alla sacca: la sacca è vuota. — Ho perduto il capretto durante la corsa! Il cavallo si alza scuotendo la testa; si leva sulle zampe posteriori e mi butta per terra dall’altra parte; poi scappa per la campagna come inseguito dalla mosca cavallina, e scompare nel buio.

Mentre mi alzo, sento un fruscio tra gli steli e una voce umana che grida vicino a me:

— Tiu!, Za — Za — Tiu! Il diavolo!...

— Chi è là?

— Amici!

— Chi?

— Giorgio!

— Quale Giorgio?

— Natruz... Giorgio Natruz, che custodisce il granturco.

— Non vieni qui?

— Ma sì, ecco vengo.

E dai gambi di granturco, sorge l’ombra dell’uomo.