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44 I. L. CARAGIALE


visto ciò che era accaduto e scappò via senza osare guardare la finestra dove si muovevano le tende.

Ammalato... febbre e palpitazione tale che non si poteva più reggere sulle gambe. Il curato direttore, convintosi che il giovanotto fosse gravemente ammalato, lo mandò a riposare. Nizza salì al dormitorio, si stese sul letto, tirò fuori dal seno il fiore e il bigliettino e lesse un’altra volta, di nuovo e poi continuamente.

«Sei bello... se tu volessi io ti amerei molto...» Se volesse!...

Chi era? Egli non era un ragazzo, aveva già 23 anni... Chi? Una donna!

L’ammalato balzò dal letto, uscì dal dormitorio e senza avvertire nessuno, come avrebbe voluto il regolamento, uscì dal portone. Davanti gli edifizi vicini rallentò il passo e traversò la strada per poter afferrare con un solo sguardo tutta la facciata. Le finestre erano tutte chiuse e le tende abbassate.

Egli sapeva d’esser bello. Sua madre glielo aveva detto spesso, più spesso forse le ragazze del villaggio, ma certo più di tutti, la sorella di Cuzitejo, Sultana. Con affetto lievemente misto d’orgoglio sorrise ricordandosi allora di sua madre.