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46 | I. L. CARAGIALE |
paralizzate dal freddo, finchè le ossa scricchiolarono quando le tende si mossero e una donna stese la mano per chiudere la finestra. Il seminarista gela; vuole gridare, ma non può e prima che passi l’effetto dell’emozione, la finestra è chiusa, le tende ricadono e il lume è spento.
Il giorno si avvicina quando il giovane si decide a tornare nel dormitorio. Si butta sul letto, con la mano destra si preme il cuore nel quale sente uno stringimento indefinibile e sulla sinistra appoggia la fronte bruciante — s’addormenta e dorme profondamente fino al suono della campana per la colazione.
Tre notti d’agguato... quattro... cinque... e altrettanti giorni più insopportabili delle notti: ore di lezione e di meditazione, il rumore dei camerati, l’impossibilità di restare solo con la sua immaginazione, la febbre... e le finestre sempre chiuse... e le tende continuamente abbassate.
Il medico, un uomo di spirito, quando il curato direttore gli presentò Nizza, carezzò il giovane e mettendogli la mano per scherzo sulla barbetta disse:
«Non ha niente, padre: vada a spasso... e gli passerà».
Domenica... Finalmente!