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48 I. L. CARAGIALE


surra: «Vieni, ti aspetta!» Ma... non è proprio lei!

Egli si lascia prendere per la mano e condurre lentamente per le tenebre... una scala stretta... stanze scure... di nuovo qualche scalino. Il giovane cammina macchinalmente lasciandosi trascinare dalla mano della donna come un bambino sonnolento. Ad ogni passo non sicuro, ad ogni vacillamento, una fermata di un momento, un consiglio discreto, un sussurro d’incoraggiamento, e avanti!

Si fermano... La donna gli lascia la mano... Un minuto, abbandonato in quel luogo scuro e sconosciuto, si sente perduto, ode negli orecchi un fischio acuto e sente i suoi ginocchi vacillare.

La donna picchia lievemente con la punta delle unghie — sono presso una porta — e la porta si apre subito.

Dentro c’è luce — una luce azzurra... d’un azzurro languido e pigro... La donna che l’aveva guidato per l’oscurità, lo sospinge lentamente nella luce e l’uscio si chiude di fuori.

Parole? Bastano le parole?

Come una donna sa accarezzare — come le sue dita delicate s’immergono nei muscoli tesi — e la