Pagina:Carli - Noi arditi, 1919.djvu/36

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un centinaio di soldati e numerose mitragliatrici catturate testimoniano della tragicità dell’urto.

Durante la notte, gli Arditi ricevono il cambio e vanno ad ammassarsi sulla selletta del Col Moschin per attaccarlo.

Alle sette tutto è pronto e mentre ancora l’artiglieria nostra spara, le Fiamme, che nessuno può più frenare, si precipitano all’assalto. Il loro slancio è magnifico, un entusiasmo fremente ed indescrivibile ha preso tutti.

Le Fiamme si son date a cacciare l’austriaco come si caccia la belva nella foresta, scovandolo, aizzandolo, sopraffacendolo, scompigliandolo senza preoccuparsi di essere tagliati fuori e soverchiati.

Nulla li può fermare; nè la grandine di proiettili nè le mitragliatrici che tormentano gli assaltatori sui fianchi; anche qui chi non si arrende è ammazzato. «Fate presto!», urla un sardo, piccolo, nervoso, la cui voce non si perde nella battaglia ma è raccolta da tutti. I pugnali hanno allora baleni più brevi ma squarciano con maggiore furore, quasi con fretta; e i caratteristici laceranti scoppi delle bombe si fondono in un unico tramultuoso e spaventevole furore.

Dieci minuti dopo il segnale dell’attacco, gli Arditi hanno raggiunto la quota e la tengono sal-

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