Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/10

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una mala gatta a pelare. Non giá per lui (perché egli è piú tosto mucia che gatta), ma per la briga che per suo conto v’avete tirata a dosso, specialmente di Banchi e degli academici suoi, i quali presumono di farvisi tosto conoscer per tali; e minacciano d’esser tanti a venirvi sopra in un tempo, che si credono di farvi anco pentire di stuzzicare i vespai. Ma non lo credo giá io: né dico per questo ch’abbiate fatto male; perché direi contra la mia professione. Ve ne lodo piú tosto, e ve ne tengo valentuomo: e perciò vi sono affezionato io, perché siete odioso e fastidioso agli altri. Ma voglio inferire che l’amicizia mia può essere di giovamento ancora a voi; potendovi prevalere del mio favore in questa cittá, e come di vostro amico, e come d’interessato in questo negozio. Perché Banchi (se noi sapeste) è mio concorrente, ed al Caro porto giá da molto tempo una gran còlerá; perché, in tanti anni ch’io lo conosco, non ha mai voluto darmi tributo delle sue composizioni, come quegli che non si diletta di dir mal d’altri. Mi piace ora che abbia dato in uno che non porti questo rispetto a lui, e che per vostro mezzo mi si presenti occasione di vendicarmi con esso. Si che per l’una parte e per l’altra si fa, che abbiamo questa confederazione insieme. E dal canto mio, per mostrarvi ch’io la desidero, comincio infin da ora a metterla in pratica, facendovi la spia di tutto quel che si dice e che si disegna contra di voi. Ma, prima che vi dica altro, avete a sapere che infino a ora sono stati in dubbio ed in consulta se se ne doveano risentire o no. Allegandosi, per la parte del no, che le cose che voi dite sono leggiere, sono sofistiche, sono ridicole tanto, che ne torna biasimo a voi d’averle dette; e che, pigliandosi affanno di confutarle, s’entra come a faticare per impoverire, s’onorano troppo le vostre inezie, e si fa cosa che il Caro medesimo non se ne cura. Per la parte del si, hanno mostro che questa vostra sofisteria è tale, e la vostra insolenza è si grande, che di troppo pregiudizio sarebbe, l’una agli studi delle buone arti, l’altra alla conservazione della vita civile, se ambedue non si conoscessero, e voi n’andaste del tutto impunito e cosi gonfio come è lor riferito che voi n’andate. Hanno detto che una tale