Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/126

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qualcun altro per onor suo. Non potendosi credere che egli abbia tanto giudizio che conosca quali sono, poiché non conosce se stesso ; anzi son d’openione che vi si compiacesse dentro fuor di modo, perché si vede che sono tirati molto per filiera. Il primo, che è tolto via, comincia:

Se vaga, come voi in bei nodi avinse

Il secondo:

Felice augello...

Questo v’è rimaso, con gli altri quattro appresso. Or leggeteli di grazia, se volete sentir i gran peti che tira questo Castel di vetro, che dá le mosse ai terremoti: leggeteli, se volete vedere una composizione scritta con una delle penne maestre di questo nuovo cavai pegasino. Ma vorrei ch’aveste pazienza di leggerli tutti, e non vi curaste d’intoppar nel primo verso; perché la via e l’andar suo non è come degli altri, ed ha certe sue regole, per le quali nella sua poesia è bello tutto quello che v’è e non quello che vi devrebbe essere. E si come nella via del poeta Arnolfo non si può aggiunger di molte sillabe ai versi suoi, per quel privilegio che non è concesso ad altri che a lui; cosi in questa del Castelvetro non è possibile arrivare al suo fare, per la nuova archimia che egli ha trovata di poetare, la quale non è stata scritta, né regolata, né pur pensata dagli altri. Ed è ragionevole che i cavalli che volano non si contentino né dell’ambio, né del trotto, né anco del corso: bisogna adunque che consideriate i balzi, le cavriuole, le rimesse e gli altri imperversamenti ch’egli fa delle costruzioni, delle locuzioni, delle relazioni e dell’altre parti e figure della poesia: come ora si scaglia, ora tira de’ calci ; ora si gitta per terra, ed ora s’asconde fra le nugole; oltre all’altre sue meraviglie, le quali, non possendo esser fatte se non da lui, non possono manco essere intese né corrette se non da qualche Bellorofonte; e questi spero che sará il commentatore ch’io v’ho detto, il quale ha preso l’assunto di cavalcarlo e di metterlo in briglia. Io, che son Buratto, non m’intendo di questo mistiero; e però voglio che per ora mi basti di aver mostro a voi, messer Castelvetro,