Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/13

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per sentire ogni cosa: e l’offizio suo non è altro che dar da sedere a quei scioperati che vi si raunano. Io non so quello che costui si sappia; ma, per avere molto udito, qualche cosa potrebbe avere imparato. E qualunche si sia, bastandogli l’animo d’attraversarvisi innanzi, si è vantato di darvi una buona stincata. E, per ciò fare, ha voluto, la prima cosa, che gli si metta innanzi la canzone sopra la quale è nata la controversia, perché si veggano i lochi di che si parla, con tutte le lor circostanze, ed appresso che si distendano le vostre riprensioni. Di poi, riassumendole di mano in mano ai lochi loro, secondo i vostri medesimi numeri, v’ha fatta la risposta ch’io vi mando inclusa. E tutto questo (come ho detto) per difesa solamente del Caro e della sua canzone. Ma, per castigo e confusione vostra, hanno ordinato agli altri dell’altre cose, per modo ch’io vi veggo una gran piena a dosso: e qui conoscerete se io vi sono amico. Ma toglietevi prima de’ piedi questo inciampo del Predella; ed io vi dirò poi quello ch’arete a fare, per levarveli tutti d’intorno.