Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/279

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di buon naso, sentendo quel sito lupigno, stettero all’erta, e, vedendo tra quei gineprai un certo frascheggiare, vi corsono, e, credendo che lupo fosse, tutti insieme fieramente gli s’avventavano, e, torniandolo, prima che la súbita paura lo lasciasse rizzare, lo cominciarono a mordere di buon denti. Pure, mentre il cuoio lo difendea, il poverello, per vergogna ristringendosi nella pelle, e rincantucciandosi il meglio che poteva nel piú forte della macchia, si stava senza far motto. Ma, poiché la Cloe, percossa in quel primo incontro, chiamò Dafni per soccorso, ed i cani, squarciandogli intorno la pelle, gli addentarono il vivo, tosto di lupo divenuto uomo, invece d’urli, piangendo, gridando e rammaricandosi, pregava la fanciulla e Dafni, che di giú era comparso, che lo soccorressero. Ed eglino, allora riconosciutolo, fischiando e rallentando i cani, come erano soliti, subito li fermarono; e, trovandolo per le cosce e per gli omeri tutto sbranato, lo condussero alla fontana. Ivi, cercando degli squarci de’ denti, prima ne gli lavarono, poscia, masticando della corteccia dell’olmo verde, ne gli fecero impiastro: e percioché non avevano ancora isperienza degli amorosi ardimenti, si credettero che Dorcone per una sua piacevolezza pastorale cosi travestito e acquattato si fosse; imperò, non se ne crucciando, anzi consolandolo, e gran pezzo di strada accompagnandolo, lo licenziarono; ed egli scampato non, come si dice, dalla bocca del lupo, ma de’ cani, di si sciocco avviso riprendendosi, s’attese a medicare. Ma Dafni e la Cloe, per rimettere insieme le sparse e dissipate lor greggi, molto per insino alla notte s’affaticarono; percioché, impaurite dalla pelle del lupo e sgomentate dall’abbaiar de’ cani, tutte sceverandosi, alcune se ne ritirarono sopra certi sassi, ed alcune altre ne corsono insino al mare: e comeché le fossino avvezze d’intender le lor voci, d’ubbidire alle lor sampogne e d’adunarsi ad un solo strepito di mani, allora, per la paura, d’ogni buono ammaestramento si dimenticarono, ed a gran pena, per le pedate, come le lepri, ricercandole, la sera alle mandre le ricondussero. Quella sola notte per istanchezza quietamente dormirono, e la fatica fu lor rimedio all’affanno amoroso. Il giorno seguente tornarono