Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/52

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gli intrattenne in sala; perché, se ponete mente agli alloggiamenti di questo verso,

Di regi illustri, e ne fia madre e sposa,

vedete ch’egli avea la sposa in camera e la madre nell’anticamera; e regia l’una e l’altra. Ed in questo caso non era lecito che gli «illustri» entrassero piú avanti : né stava bene che non facessero corte ai re che risedevano in sala; ma per l’ordinario i lor pari si lasciano passar per tutto. E vedete che ’l papa gli intromette in concistoro, ed anco fino in cappella. Ma non rimarreste voi con un palmo di naso, a vedere che ancora il Petrarca ha messa questa voce non solamente nell’ultimo loco, ma nel primo? O misurate velo, ché vel troverete cresciuto almeno quanto son lunghi questi versi :

La patria sepoltura e l’altrui vizio illustra lor...

Che direte ora, maestro nasuto, che non sia tutt’uno, perché questo è verbo e quello è nome? Volete dir questo? O non vedete che ’l naso v’è cresciuto tanto, che ciò non basta a ricoprirlo? Oh che naso!

«Gesti». Abbiate pazienza ancor di questi, perché sono molto onorati e gravi e da faccende, e parenti degli «illustri» ed anco de’ rustici; ché non pensaste ch’ella non fosse voce di tutta gente, e di prosatori e de’ poeti. E, quanto alla prosa, leggetela in Giovan Villani, dove dice nel prologo: «E non senza gran fatica mi travaglierò di ritrarre e di trovare di piú antichi e diversi libri, e croniche e autori, i gesti ed i fatti de’ fiorentini». E, quanto al verso, leggetela nel Boccaccio:

Tra quali era chi i lor gesti cotanti scrisse...

«Inserte». È parola tanto bene inserta in questa lingua, ed anco in questo loco, che durerete una gran fatica a fare che non germogli; e vi s’arebbe a cavar piuttosto un dente di bocca ■che muoverla. Percioché, se bene è pianta peregrina, non fa