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la villa medicea di careggi 19

commerciale, contrappose le attrattive delle lieti conversazioni, delle compagnie geniali, gl’incanti dell’arte, il fascino della letteratura.

Casa Medici divenne il tempio sacro alle manifestazioni degl’ingegno, al culto dell’arte; e tuttociò che ebbe origine di là, tuttociò che a quel luogo, a quei personaggi, ospiti e ospitatori si riferiva, fu animato dalle più gentili e più potenti ispirazioni del bello e del grandioso.

Ambizioso quanto si vuole, Cosimo il Vecchio non fu mai un ambizioso volgare e fors’anche più che a farsi signore di Firenze aspirò ad esserne il primo cittadino.

E vi riuscì.

L’ambizione sfrenata di potere, l’oro profuso a piene mani, il fascino della magnificenza, non avrebbero potuto imporsi ad una città ricca, potente, fiera e gelosa custode della sua indipendenza; non avrebbero domati ingegni elevatissimi, caratteri ferrei, mentre dinanzi a tanta potenza di austera grandezza, di sentimenti gentili, di nobiltà d’animo, di vigoria d’ingegno, Firenze si commosse ed a Cosimo de’ Medici porse come gloriosa corona il titolo di Padre della Patria.

Ed eccoci all’epoca più splendida per Careggi, eccoci al punto più luminoso della storia di questa superba villa, al periodo in cui essa, vero ateneo, raccoglieva ciò che Firenze aveva in se di più illustre e di più pregiato.

L’amenità di quei colli sempre verdi e fioriti, la quiete gentile di quelle stradelle tortuose, le ombre gradite di quelle vallicelle nascoste, la vicinanza alla città e al tempo stesso la distanza da ogni importuno rumore, fecero di Careggi il soggiorno gradito di Cosimo de’ Medici, che vi passò gran parte