Pagina:Castelli - Una tragedia inedita di Giacomo Leopardi, La virtù indiana, Rassegna italiana 1922.djvu/5

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linguaggio puramente amoroso ha sempre disonorato il teatro Francese». Spero, che non sarà discaro all’Italia, che si applichi alle sue scene ciò, che il Filosofo di Ferney scrisse di quelle della Nazione Francese; specialmente essendo elleno debitrici di una gran parte della loro corruzione a quello, che solo tra i Drammatici suoi Poeti è capace di contrastare la palma ai Comelii, e ai Racine, che vanta la Francia.»


Alla prefazione, che rivela la prodigiosa coltura e l’originalità di pensiero del tredicenne, seguono l’Argomento e l’elenco degli Interlocutori.

La tragedia — come s’è visto — è in tre atti. Al testo sono apposte, qua e là, alcune note. La scena è a Delly, capitale del Mogol, nel palazzo imperiale.

Quanto al non voluto intervento di donne nella tragedia, è da ricordare il delizioso episodio della vita di Giacomo fanciullo, che fu riferito da suo fratello Carlo: quello dei racconti imaginosi che Giacomo faceva ai fratellini durante la notte, stando a letto insieme con essi. Erano racconti lunghi, pieni di intrecci, che duravano più notti (come fossero romanzi a puntate) e che incuriosivano molto i piccini, confermando nel fratello, maggiore di qualche anno, il predominio rumoroso e superbetto da lui esercitato anche durante i giuochi. Anche in quei racconti — ha narrato Carlo Leopardi al Viani — Giacomo non faceva mai intervenire le donne. Perciò è da ritenere che questa fanciullesca esclusione di un elemento narrativo o drammatico che egli ancora non conosceva (solo più tardi Giacomo doveva sentire il tremendo desiderio di amore) derivasse anche dall’educazione religiosa ricevuta e dal concetto molto rigido che s’era formato della moralità dei costumi.

Non oso dare giudizi sull’opera del Poeta, la quale, pur essendo frutto così precoce, ha notevole importanza per chi intende studiare la preparazione e lo sviluppo del genio leopardiano. I versi sono di ottima fattura. Non è esagerato affermare che è già in essi alcunché di quel che sarà poi il cantore del Sabato del villaggio e della Ginestra.

A me basti — almeno per ora — dare, con venerazione e con gioia, notizia di questo rinvenimento prezioso. Non si riterrà — credo — inutile o irriverente la prossima pubblicazione della tragedia. Tutt’altro. Ben disse la Commissione incaricata di curare le opere postume del Leopardi: «Nè la pubblicazione degli studi giovanili fatta dal Giordani, dal Pellegrini, dal Viani, dal Cugnoni e dal Piergili giovò poco al giusto apprezzamento di tutta l’opera letteraria dello scrittore recanatese; e niuno disse che quella pubblicazione, la quale comprende alcuni scritti fanciulleschi, fosse inutile ed inopportuna».

Degli uomini come Giacomo Leopardi giova sapere tutto; e non v’è forse cosa che maggiormente attragga gli studiosi, quanto questi primi battiti di ale che preannunziavano i grandi voli.