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96 il cortegiano


modestia: e veramente in ciò sono discreti, perchè, come ho detto, i signori de’ nostri tempi tutti favoriscono que’ soli che hanno tai costumi.

XXII. Rispose allor messer Federico: Non voglio già comportar, messer Vincenzio, che voi questa nota diate ai signori de’ nostri tempi; perchè pur ancor molti sono che amano la modestia, la quale io non dico però che sola basti per far l’uom grato: dico ben, che quando è congiunta con un gran valore, onora assai chi la possede; e se ella di sè stessa tace, l’opere laudevoli parlano largamente, e son molto più maravigliose che se fossero compagnate dalla prosunzione e temerità. Non voglio già negar che non si trovino molti Spagnoli prosuntuosi; dico ben, che quelli che sono assai estimati, per il più sono modestissimi. Ritrovansi poi ancor alcun’ altri tanto freddi, che fuggono il consorzio degli uomini troppo fuor di modo, e passano un certo grado di mediocrità, tal che si fanno estimare o troppo timidi o troppo superbi; e questi per niente non laudo, nè voglio che la modestia sia tanto asciutta ed arida, che diventi rusticità. Ma sia il Cortegiano, quando gli vien in proposito, facondo, e nei discorsi de’ stati prudente e savio, ed abbia tanto giudicio, che sappia accommodarsi ai costumi delle nazioni ove si ritrova; poi nelle cose più basse sia piacevole, e ragioni ben d’ogni cosa; ma sopra tutto tenda sempre al bene: non invidioso, non maldicente; nè mai s’induca a cercar grazia o favor per via viziosa, nè per mezzo di mala sorte. — Disse allora il Carmeta: Io v’assicuro che tutte l’altre vie son molto più dubiose e più lunghe che non è questa che voi biasimate; perchè oggidì, per replicarlo un’altra volta, i signori non amano se non que’ che son volti a tal cammino. — Non dite così, rispose allor messer Federico, perchè questo sarebbe troppo chiaro argomento, che i signori de’ nostri tempi fossero tutti viziosi e mali; il che non è, perchè pur se ne ritrovano alcuni buoni. Ma se ’l nostro Cortegiano per sorte sua si troverà esser a servizio d’un che sia vizioso e maligno, subito che lo conosca se ne levi, per non provar quello estremo affanno che sentono tutti i buoni che serveno ai mali.— Bisogna pregar Dio, rispose il Calmeta, che ce gli dia buoni, perchè quando