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libro secondo. | 101 |
donia, fu interpretato dagl’indovini che questo significava,
che coloro, nella foggia de’ quali Dario aveva tramutato la
forma della spada persiana, verriano a dominar la Persia;
così l’aver noi mutati gli abiti italiani negli stranieri parmi
che significasse, tutti quegli, negli abiti de’ quali i nostri erano
trasformati, dover venire a subjugarci; il che è stato troppo
più che vero, chè ormai non resta nazione che di noi non
abbia fatto preda: tanto che poco più resta che predare, e
pur ancor di predar non si resta.
XXVII. Ma non voglio che noi entriamo in ragionamenti di fastidio: però ben sarà dir degli abiti del nostro Cortegiano; i quali io estimo che, pur che non siano fuor della consuetudine, nè contrarii alla professione, possano per lo resto tutti star bene, purchè satisfacciano a chi gli porta. Vero è ch’io per me amerei che non fossero estremi in alcuna parte, come talor suol essere il franzese in troppo grandezza, e il tedesco in troppo piccolezza, ma come sono e l’uno e l’altro corretti e ridotti in miglior forma dagl’Italiani. Piacemi ancor sempre, che tendano un poco più al grave e riposato, che al vano: però parmi che maggior grazia abbia nei vestimenti il color nero, che alcun altro; e se pur non è nero, che almen tenda al scuro: e questo intendo del vestir ordinario, perchè non è dubio che sopra l’arme più si convengan colori aperti ed allegri, ed ancor gli abiti festivi, trinzati, pomposi e superbi. Medesimamente nei spettacoli publici di feste, di giochi, di mascare, e di tai cose; perchè così divisati portan seco una certa vivezza ed alacrità, che in vero ben s’accompagna con l’armi e giochi: ma nel resto, vorrei che mostrassino quel riposo che molto serva la nazion spagnola, perchè le cose estrinseche spesso fan testimonio delle intrinseche. — Allor disse messer Cesare Gonzaga: Questo a me daria poca noja, perchè, se un gentiluom nelle altre cose vale, il vestire non gli accresce nè scema mai reputazione. — Rispose messer Federico: Voi dite il vero. Pur qual è di noi che, vedendo passeggiar un gentiluomo con una roba adosso quartata di diversi colori, ovvero con tante stringhette e fettuzze annodate e fregi traversali, non lo tenesse per pazzo o per buffone?— Nè pazzo, disse messer Pietro Bembo, nè buf-