Pagina:Castiglione - Il libro del Cortegiano.djvu/127

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libro secondo. 111


forza della opinione? Non vi ricordate che, bevendo voi stesso d’un medesimo vino, dicevate talor che era perfettissimo, talor insipidissimo? e questo, perchè a voi era persuaso che eran dui vini, l’un di Riviera di Genoa e l’altro di questo paese; e poi ancor che fu scoperto l’errore, per modo alcuno non volevate crederlo: tanto fermamente era confermata nell’animo vostro quella falsa opinione, la qual però dalle altrui parole nasceva.

XXXVI. Deve adunque il Cortegiano por molta cura nei principii, di dar buona impression di sè, e considerar come dannosa e mortal cosa sia lo incorrer nel contrario: ed a tal pericolo stanno più che gli altri quei che voglion far profession d’esser molto piacevoli, ed aversi con queste sue piacevolezze acquistato una certa libertà, per la qual lor convenga e sia licilo e fare e dire ciò che loro occorre così senza pensarvi. Però spesso questi tali entrano in certe cose, delle quai non sapendo uscire, voglion poi ajutarsi col far ridere; e quello ancor fanno così disgraziatamente che non riesce: tanto che inducono in grandissimo fastidio chi gli vede ed ode, ed essi restano freddissimi. Alcuna volta, pensando per quello esser arguti e faceti, in presenza d’onorate donne, e spesso a quelle medesime, si mettono a dir sporchissime e disoneste parole; e quanto più le veggono arrossire, tanto più si tengon buon Cortegiani, e tuttavia ridono, e godono tra sè di così bella virtù, come lor par avere. Ma per niuna altra causa fanno tante pecoragini, che per esser estimati buon compagni: questo è quel nome solo che lor pare degno di laude, e del quale più che di niun altro essi si vantano; e per acquistarlo si dicon le più scorrette e vituperose villanie del mondo, Spesso s’urtano giù per le scale, si dan de’ legni e de’ mattoni l’un l’altro nelle reni, mettonsi pugni di polvere negli occhi, fannosi ruinar i cavalli adosso ne’ fossi o giù di qualche poggio; a tavola poi, minestre, sapori, gelatine; tutte si danno nel volto: e poi ridono; e chi di queste cose sa far più, quello per meglior Cortegiano e più galante da sè stesso s’apprezza, e pargli aver guadagnato gran gloria; e se talor invitano a cotai sue piacevolezze un gentiluomo, e che egli non voglia usar questi scherzi selvatichi, subito dicono ch’egli si tien