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204 | il cortegiano |
o fabule quante avete fatto voi, e rimettovi alla continenza
solamente di dui grandissimi signori giovani, e su la vittoria,
la quale suol far insolenti ancora gli uomini bassissimi: e dell’uno
è quella d’Alessandro Magno verso le donne bellissime
di Dario, nemico e vinto; l’altra di Scipione, a cui, essendo
di ventiquattro anni, ed avendo in Ispagna vinto per forza
una città, fu condotta una bellissima e nobilissima giovane,
presa tra molt’altre; ed intendendo Scipione, questa esser
sposa d’un signor del paese, non solamente s’astenne da
ogni atto disonesto verso di lei, ma immaculata la rese al
marito, facendole di sopra un ricco dono. Potrei dirvi di Senocrate,
il quale fu tanto continente, che una bellissima donna
essendosegli colcata accanto ignuda, e facendogli tutte le
carezze, ed usando tutti i modi che sapea, delle quai cose
era bonissima maestra, non ebbe forza mai di far che mostrasse
pur un minimo segno d’impudicizia, avvenga che
ella in questo dispensasse tutta una notte; e di Pericle, che
udendo solamente uno che laudava con troppo efficacia la
bellezza d’un fanciullo, lo riprese agramente; e di molt’altri
continentissimi di lor propria volontà, e non per vergogna o
paura di castigo, da che sono indotte la maggior parte di
quelle donne che in tal virtù si mantengono: le quali però
ancor con tutto questo meritano esser laudate assai, e chi
falsamente dà loro infamia d’impudicizia è degno, come avete
detto, di gravissima punizione.
XL. Allora messer Cesare, il qual per buon spazio taciuto avea, Pensate, disse, di che modo parla il signor Gasparo a biasimo, delle donne, quando queste son quelle cose ch’ei dice in laude loro. Ma se ’l signor Magnifico mi concede ch’io possa in loco suo. rispondergli alcune poche cose circa quanto egli, al parer mio, falsamente ha detto contra le donne, sarà bene per l’uno e per l’altro: perchè esso si riposerà un poco, e meglio poi potrà seguitare in dir qualche altra eccellenza della Donna di Palazzo; ed io mi terrò per molta grazia l’aver occasione di far insieme con lui questo officio di buon cavaliero, cioè difender la verità. — Anzi ve ne priego, rispose il signor Magnifico; chè già a me parea aver satisfatto, secondo le forze mie, a quanto io doveva, e