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libro quarto. | 241 |
di sè più che la speranza, ed esser estimato quanto meritavano
le sue ottime qualità; perchė giả con molte virtuose fatiche
avea fatto buon testimonio del suo valore, il quale risplendeva,
oltre alla nobilità del sangue, dell’ornamento
ancora delle lettere e d’arme, e d’ogni laudabil costume; tal
che, per la bontà, per l’ingegno, per l’animo e per lo saper
suo non era cosa tanto grande, che di lui aspettar non si potesse.
Non passó molto, che messer Roberto da Bari esso ancor
morendo molto dispiacer diede a tutta la casa; perchè
ragionevole pareva che ognun si dolesse della morte d’un
giovane di buoni costumi, piacevole, e di bellezza d’aspetto
e disposizion della persona rarissimo, in complession tanto
prosperosa e gagliarda quanto desiderar si potesse.
II. Questi adunque se vivuti fossero, penso che sariano giunti a grado, che ariano ad ognuno che conosciuti gli avesse poluto dimostrar chiaro argomento, quanto la Corte d’Urbino fosse degna di laude, e come di nobili cavalieri ornata; il che fatto hanno quasi tutti gli altri, che in essa creati si sono; chè veramente del Caval Trojano non uscirono tanti signori e capitani, quanti di questa casa usciti sono uomini per virtù singolari, e da ognuno sommamente pregiati. Chè, come sapete, messer Federico Fregoso fu fatto arcivescovo di Salerno; il conte Ludovico, vescovo di Bajous; il signor Ottaviano, duce di Genova; messer Bernardo Bibiena, cardinale di Santa Maria in Portico; messer Pietro Bembo, secretario di Papa Leone; il signor Magnifico al ducato di Nemours ed a quella grandezza ascese dove or si trova; il signor Francesco Maria Rovere, prefetto di Roma, fu esso ancora fatto duca d’Urbino: benchė molto maggior laude attribuir si possa alla casa dove nutrito fu, che in essa sia riuscito cosi saro ed eccellente signore in ogni qualità di virtù come or si vede, che dello esser pervenuto al ducato d’Urbino; nė credo che di ciò piccol causa sia stata la nobile compagnia, dove in continua conversazione sempre ha veduto ed udito lodevoli costumi. Però parmi che quella causa, o sia per ventura o per favore delle stelle, che ha così lungamente concesso ottimi signori ad Urbino, pur ancora duri, e produca i medesimi effetti; e però sperar si può che ancor