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Pagina:Castiglione - Il libro del Cortegiano.djvu/288

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272 il cortegiano


sti magnanimi Eroi; e però per aver liberato il mondo da cosi intolerabili mostri (che altramente non si debbon nominare i tiranni), ad Ercole furon fatti i tempii e i sacrificii e dati gli onori divini; perchè il beneficio di estirpare i tiranni è tanto giovevole al mondo, che chi lo fa merita molto maggior premio, che tutto quello che si conviene ad un mortale. E di coloro che voi avete nominati, non vi par che Alessandro giovasse con le sue vittorie ai vinti, avendo instituite di tanti buoni costumi quelle barbare genti che superò, che di fiere gli fece uomini? edificò tante belle città in paesi mal abitati, introducendovi il viver morale; e quasi congiungendo l’Asia e l’Europa col vincolo dell’amicizia e delle sante leggi: di modo che più felici furono i vinti da lui, che gli altri; perchè ad alcuni mostrò i matrimonii, ad altri l’agricoltura, ad altri la religione, ad altri il non uccidere ma il nutrir i padri già vecchi, ad altri lo astenersi dal congiungersi con le madri, e mille altre cose che si porian dir in testimonio del giovamento che fecero al mondo le sue vittorie.

XXXVIII. Ma, lasciando gli antichi, qual più nobile e gloriosa impresa e più giovevole potrebbe essere, che se i Cristiani voltassero le forze loro a subjugar gl’infedeli? non vi parrebbe che questa guerra, succedendo prosperamente, ed essendo causa di ridurre dalla falsa setta di Maumet al lume della verità cristiana tante migliaja d’uomini, fosse per giovare così ai vinti come ai vincitori? E veramente, come già Temistocle, essendo discacciato dalla patria sua e raccolto dal re di Persia e da lui accarezzato ed onorato con infiniti e ricchissimi doni, ai suoi disse: Amici, ruinati eravamo noi, se non ruinavamo; così ben poriano allor con ragion dire il medesimo ancora i Turchi e i Mori, perchė nella perdita loro saria la lor salute. Questa felicità adunque spero che ancor vedremo, se da Dio ne fia conceduto il viver tanto, che alla corona di Francia pervenga Monsignor d’Angolem24, il quale tanta speranza mostra di sè, quanta, mo quarta sera, disse il signor Magnifico; ed a quella d’Inghilterra il signor don Enrico, principe di Waglia25, che or cresce sotto il magno padre in ogni sorte di virtù, come te-