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274 il cortegiano


che si conosce che lo fan per forza; altri non solamente non son secreti, ma chiamano i testimoni e quasi fanno bandire le sue liberalità; altri pazzamente vuotano in un tratto quel fonte della liberalità, tanto che poi non si può usar più.

XL. Però in questo, come nell’altre cose, bisogna sapere e governarsi con quella prudenza, che è necessaria compagna a tutte le virtù; le quali, per esser mediocrità, sono vicine alli dui estremi, che sono vizii; onde chi non sa, facilmente incorre in essi: perchè così come è difficile nel circolo trovare il punto del centro, che è il mezzo, così è difficile trovare il punto della virtù posta nel mezzo delli dui estremi, viziosi l’uno per lo troppo, l’altro per lo poco, ed a questi siamo, or all’uno or all’altro, inclinati: e ciò si conosce per lo piacere e per lo dispiacere che in noi si sente; chè per l’uno facciamo quello che non devemo, per l’altro lasciamo di far quello che deveremmo; benchè il piacere è molto più pericoloso, perchè facilmente il giudicio nostro da quello si lascia corrompere. Ma perchè il conoscere quanto sia l’uom lontano dal centro27 della virtù è cosa difficile, devemo ritirarci a poco a poco da noi stessi alla contraria parte di quello estremo al qual conoscemo esser inclinati, come fanno quelli che indrizzano i legni distorti; chè in tal modo s’accostaremo alla virtù, la quale, come ho detto, consiste in quel punto della mediocrità: onde interviene che noi per molti modi erriamo, e per un solo facciamo l’officio e debito nostro; così come gli arcieri, che per una via sola dànno nella brocca, e per molte fallano il segno. Però spesso un principe, per voler esser umano ed affabile, fa infinite cose fuor del decoro, e si avvilisce tanto che è disprezzato; alcun altro, per servar quella maestà grave con autorità conveniente, diviene austero ed intolerabile; alcun, per esser tenuto eloquente, entra in mille strane maniere e lunghi circuiti di parole affettate, ascoltando sė stesso tanto, che gli altri per fastidio ascoltar non lo possono.

XLI. Sì che non chiamate, messer Cesare, per minuzia cosa alcuna che possa migliorare un principe in qualsivoglia parte, per minima che ella sia; nė pensate già ch’io estimi che voi biasmiate i miei documenti, dicendo che con