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308 il cortegiano.


cose piacere e dispiacere; onde talor procede che li costumi, gli abiti, riti e modi che un tempo sono stati in prezzo, divengono vili; per contrario li vili divengono pregjati. Però si vede chiaramente, che l’uso più che la ragione ha forza d’introdurre cose nuove tra noi, e cancellare l’antiche, delle quali chi cerca giudicare la perfezione, spesso s’inganna. Conoscendo io adunque questa e molt’altre difficultati nella materia propostami a scrivere, sono sforzato a fare un poco di escusazione, e render testimonio, ch’io a tal impresa posto mi sono per non poter disdire, e più presto con volontà di esperimentare, che con speranza di condurla a fine: il che se non mi verrà fatto, voglio che ognuno intenda, questo errore essermi commune con voi, acciò che ’l biasimo che avvenire me n’ha sia anco diviso con voi; perchè non minor colpa si dee estimare la vostra, l’avermi imposto carico alle mie forze disuguale, che a me lo averlo accettato. Ma penso che l’errore del giudicio mio debba esser compensato con la laude d’avere obedito alle vertuose voglie del Re Cristianissimo, al quale non obedire saria grave fallo; attesoché felici chiamar si possono tutti quelli, a’ quali esso comanda. E se a Sua Maestà è parso ch’io a tal’opra sia sofficiente, troppo prosonzione sarebbe la mia, volere col negarlo correggere e quasi condennare il giudicio suo, il quale potria, quando io mai non fossi, farmi bastante ad ogni difficile impresa; tanto sarebbe lo stimolo di ben fare e tanta la confidenzia di me stesso che io pigliarei, sapendo tale opinione di me essere nell’alto core del maggior Re, che già gran tempo sia stato tra Cristiani. Però siccome molta laude mi serà il verificare questa credenza, molto maggior biasimo mi saria lo ingannarla, per la ingiuria ch’io al mondo farei, essendo causa che errasse colui il quale pare che errar non possa, per essere dotato di quelle divine condizioni, che così rade volte in terra tra’ mortali si ritrovano. Io adunque assai felice mi chiamo, essendo nato a tempo che lecito mi sia vedere un così chiaro Principe, che d’ogni virtute e di famosa grandezza possi non solamente agguagliare gli più celebrati che mai siano vissi al mondo, ma ancor superarli.