Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/214

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mia bontá in loro; e ucidano e annieghino la loro propria volontá, acciò che in neuna cosa ribellino a me. E la penitenzia lo’ dá come strumento e non per principale affecto, come decto è, non a ogniuno equalmente, ma secondo che sonno apti a portare e secondo la loro possibilitá e stato suo, chi poco e chi assai, secondo che può di questi strumenti di fuore.

E perch’io ti dixi che la riprensione non t’era licito di farla altro che in generale per lo modo che decto t’ho (e cosi è la veritá), non vorrei però che tu credessi che, vedendo tu actualmente uno expresso difecto, tu noi possa correggere fra te e lui: anco puoi, e anco, se egli fusse obstinato che non si correggesse, el puoi fare manifesto a due o a tre; e se questo non giuova, farlo manifesto al corpo mistico della sancta Chiesa. Ma hotti decto che licito non è per tuo vedere o sentire dentro nella mente tua: né anco, per ogni vedere di fuore, non ti debbi cosi tosto mutare: se tu non vedessi expressamente la veritá o che nella mente tua l’avessi per expressa mia revelazione, non debbi usare la reprensione se non per lo modo che Io ti dissi. Quella è piú sicura per te, da non potere il dimonio ingannarti col mantello della caritá del proximo.

Compito t’ho ora, carissima figliuola, di dichiararti sopra questa parte quello che bisogna a conservare e crescere la perfeczione ne l’anima tua.

CAPITOLO CVI

De’ segni da cognoscere quando le visitazioni e visioni mentali sono da Dio o dal demonio.

— Ora ti dichiararò di quello che tu mi dimandasti sopra el segno che Io ti dixi che Io davo ne l’anima a cognoscere la visitazione che riceve l’anima o per visioni o altre consolazioni che le paia ricevere. E dissiti el segno per lo quale ella si potesse cognoscere quando fusse da me o no. El suo segno era l’allegrezza che rimaneva ne l’anima doppo la visitazione,