Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/259

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signori) lo’ dispiace. Non che lo’ dispiaccia el male perché lo’ piaccia alcuno bene, ma perché la natura loro fu natura angelica, e però la natura loro schifa di vedere o di stare a vedere commectere quello enorme peccato actualmente. Hagli bene inanzi gictata la saecta avelenata del veleno della concupiscenzia, ma, giognendo a l’acto del peccato, egli si va via per la cagione e per lo modo che decto t’ho.

Si come tu sai, se bene ti ricorda innanzi la mortalitá, che Io el manifestai a te quanto m’era spiacevole, e quanto el mondo di questo peccato era corrocto. Unde, levando Io te sopra di te per sancto desiderio ed elevazione di mente, ti mostrai tucto quanto el mondo, e quasi in ogni maniera di gente tu vedevi questo miserabile peccato. E vedevi e’ dimòni, si come Io ti mostrai, che fuggivano come decto è. E sai che fu tanta la pena che tu ricevesti nella mente tua e la puzza, che quasi ti pareva essere in su la morte. Tu non vedevi luogo dove tu e gli altri servi miei vi poteste ponere, acciò che questa lebbra non vi si ataccasse. E non vedevi di potere stare né tra piccoli né tra grandi, né vecchi né giovani, né religiosi né cherici, né prelati né subditi, né signori né servi, che di questa malediczione non fussero contaminati le menti e i corpi loro. Mostracelo in generale, non ti dico, ne mostrai de’ particulari, se alcuno ce n’ha a cui non tocchi, ché pure tra ’ gactivi ho riserbato alcuno de’ miei, de’ quali per le loro giustizie Io ritengo la mia giustizia che non comando a le pietre che si rivolgano contra di loro, né alla terra che gl’inghioctisca, né agli animali che gli devorino, né alle dimonia che ne portino l’anime e i corpi. Anco vo trovando le vie e i modi per poter lo’ fare misericordia, cioè perché correggano la vita loro; e mecto per mezzo e’ servi miei che sonno sani e non lebbrosi, perché per loro mi preghino.

E alcuna volta lo’ mostraròe questi miserabili peccati acciò che sieno piú solliciti a cercare la salute loro, offerendoli a me con maggiore compassione; e con dolore de’ loro difecti e de l’offesa mia pregare me per loro, si come Io feci a te per lo modo che tu sai e decto t’ho. E se bene ti ricorda, facendoti sentire una sprizza di questa puzza, tu eri venuta a tanto che

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Santa Caterina da Siena, Libro della divina dottrina.