Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/410

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la maggior parte n’aveva scritto egli, quando Caterina el fece. Poiché fu corretto, e io el feci riscrivare a uno buono scrittore; e, legato e compito che fu, uno venerabile vescovo de le parti di Francia..., el quale ne le parti di lá d’Avignone aveva veduta la decta serva di Cristo Caterina e parlato con liei..., come l’ebbe veduto e tenuto alcuno di, tanto li piaque che mai non gliel potei trarre di mano: pregommi e fecemi pregare che io gliel donasse, e cosi feci. Diceva che trovava cose in quello libro che n’era meglio dichiarato che da niuno dottore, e che noi noi conosciavamo; ma ch’el predicarebbe la dottrina del decto libro in suo paese, e che molto piú frutto n’arebbe el prossimo di lá, se ’l portava, che se rimanesse qua; e nientemeno noi n’avavamo lo exemplo. Udendo questo, anco piú volentieri gliel lassai... E pure, volendo averne uno dei detti libri per utilitá del prossimo, ne fo scrivare uno altro a colui medesimo che scrisse quello di prima, cioè a uno prete che ha nome ser Stefano di Giovanni d’Asciano, sta a Siena presso a San Vilio.

Che Stefano Maconi scrivesse parte di questo libro, dettante Caterina, lo dice egli stesso nel processo della canonizzazione, parlando delle estasi di lei:

Qualiter ita fieri possit, scribitur in libro, guem ipsa virgo sacra composuit; quem ego prò parte scripsi, cluni ore virgineo dictabat iUum mirabili modo (1).

E il Maconi lo tradusse anche in latino, come rilevasi da alcune parole scritte di sua mano dietro ad un codice, che appartenne giá alla certosa di Pavia ( 1 2 3 4 ) e che era stato dato a lui da fra Tommaso Caffarini ( 3 ), in cambio del quale il Maconi gli donò la sua versione latina:

Iste liber pertinet ad domum Sanate Marie de Gratin prope Papiam, ordinis carthusiensis, quem ego frater Siephanus monachus habui a venerabili patre frate Thoma Antonii de Senis, qui nunc est prior Sanati Dominici de Venetiis; loco cuius exhibui prefato fratri Thomae dialogum quem sancta mater Catharina composuit, licet in vulgari, sed ego latinizavi (4) .

(1) Citato dal Gigli nella prefazione al t. IV delle Opere di s. Caterina, p. n.

(z) Trovasi ora nella Braidense di Milano, AE. IX. 35.

(3) Fra Tommaso d’Antonio di Naccio, o Nacci, Caffarini da Siena, dell’ordine de’ predicatori, ebbe la parte maggiore nel processo della canonizzazione fatto a Venezia, e dopo il beato Raimondo da Capua è la fonte piú copiosa di notizie intorno a Caterina.

(4) C. Magenta, La certosa di Pavia (Torino, Bocca, 1897), p. 436. Il Magenta dice che il Libro fu tra i primi codici di quella biblioteca, la quale in séguito si arricchí di numerosi manoscritti.