Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/95

Da Wikisource.

essere saziati, se essi possedessero tucto quanto el mondo; perché le cose create sonno minori che l’uomo, però che elle sonno facte per l’uomo e non l’uomo per loro: e però non può essere saziato da loro. Solo Io el posso saziare. E però questi miserabili, posti in tanta ciechitá, sempre s’affannano e mai non si saziano, e desiderano quel che non possono avere, perché non l’adimandano a me che li posso saziare.

Vuogli ti dica come essi stanno in pene? Tu sai che l’amore sempre dá pena, perdendo quella cosa con cui essi si son conformati. Costoro hanno facta conformitá per amore nella terra in diversi modi, e però terra sonno diventati. Chi fa conformitá con la ricchezza, chi nello stato, chi ne’ figliuoli, chi perde me per servire a le creature, chi fa del corpo suo uno animale bruto con molta immondizia. E cosi per diversi stati appetiscono e pasconsi di terra. Vorrebbero che fussero stabili, ed essi non sonno; anco passano come il vento, però che o essi vengono meno a loro col mezzo della morte, overo che di quello che essi amano ne sono privati per mia dispensazione. Essendone privati, sostengono pena intollerabile; e tanto la perdono con dolore quanto l’hanno posseduta con disordinato amore. Avesserle tenute come cosa prestata e non come cosa loro, lassavanle senza pena. Hanno pena perché non hanno quel che desiderano, però che, come Io ti dixi, el mondo non gli può saziare. Non essendo saziati, hanno pena.

Quante sonno le pene dello stimolo della coscienzia ! quante sonno le pene di colui che appetisce vendecta! Continuamente si rode e prima ha morto sé, cioè l’anima sua, che egli ucida el nemico suo; el primo morto è egli, uccidendo sé col coltello de l’odio. Quanta pena sostiene l’avaro, che per avarizia strema la sua necessitá! quanto tormento ha lo invidioso, che sempre nel suo cuore si rode, e non gli lassa pigliare dilecto del bene del proximo suo ! Di tucte quante le cose, che esso ama sensitivamente, ne trae pena con molti disordinati timori; hanno presa la croce del dimonio, gustando l’arra de l’inferno in questa vita, ne vivono infermi con molti diversi modi se essi non si corregono, e ricevonne poi morte etternale.