Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/185

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Cosi a mano a mano seguitano le foglie, le quali sonno le parole che escono della bocca in vitoperio di me e del sangue dell’unigenito mio Figliuolo e in danno del prossimo suo. E non si curano d’altro che di maledire e condennare l’operazioni mie, o di bastemmiare e dire male d’ogni creatura che ha in ,sé ragione, come fatto lo’viene, secondo che il loro giudicio porta. E non tengono a mente (disaventurati a loro !) che la lingua è fatta solo per rendere onore a me e per confessare i difetti loro, e adoperare per amore della virtú e in salute del prossimo. Queste sonno le foglie macchiate della miserabile colpa, perché’l cuore, unde sonno procedute, non era schietto, ma molto maculato di doppiezza e di molta miseria. Quanto pericolo (oltre al danno spirituale della privazione della grazia che ha fatta nell’anima) esce in danno temporale ! Ché per le parole avete udito e veduto venire mutazioni di stati, disfacimento di cittá e molti omicidii e altri mali: perché la parola intrò nel mezzo del cuore a colui a cui ella fu detta; introe dove non sarebbe passato el coltello, colá dove passò e introe la parola.

Dico che l’arbore ha sette rami che chinano infino a terra, de’ quali escono e’ fiori e le foglie per lo modo che detto t’ho. Quesiti sonno e’ sette peccati mortali, e’ quali sono pieni di diversi e molti peccati, legati nella radice e gambone dell’amore proprio di sé e della superbia. La quale ha fatto prima e’rami e i fiori delle molte cogitazioni; poi procede la foglia delle parole e il frutto di cattive operazioni. Stanno chinati infino a terra, cioè che i rami de’peccati mortali non si voltano altro che alla terra d’ogni fragile e disordinata sustanzia del mondo, e in altro modo non mira ,se none in che modo si possa nutricare della terra insaziabilmente, che mai non si sazia. Insaziabili sonno e incomportabili a loro medesimi; e cosa convenevole è che egli sieno sempre inquieti, ponendosi a desiderare e volere quella cosa che lo’dá sempre insazietá, si come Io ti dissi. Questa è la cagione perché essi non si possono saziare: perché sempre apetiscono cosa finita, ed eglino sonno infiniti quanto ad essere, ché l’essere loro non finisce mai (perché finisca