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CAPITOLO XCVIII

Come el lume della ragione è necessario ad ogni anima che vuole a Dio in veritá servire. E prima, del lume generale.

Alora Dio eterno, dilettandosi della sete e fame di quella anima e della schiettezza del cuore e del desiderio suo con che ella dimandava di volerli servire, volse l’occhio della pietá e misericordia sua verso di lei, dicendo:

— O dilettissima, o carissima, o dolce figliuola e sposa mia, leva te sopra di te e apre l’occhio dell’ intelletto a vedere me, bontá infinita, e l’amore ineffabile che Io ho a te e agli altri servi miei. Ed apre l’orecchia del sentimento del desiderio tuo. però che altrementi, se tu non vedessi, non potresti udire : cioè che l’anima, die non vede con l’occhio dell’ intelletto suo nell’obbietto della mia Veritá, non può udire né cognoscere la mia veritá. E però voglio, acciò che meglio la cognosca, che ti levi sopra el sentimento tuo, cioè sopra el sentimento sensitivo; ed Io, che mi diletto della tua domanda e desiderio, ti .satisfarò. Non che diletto possa crescere a me di voi, però che Io so’ colui che so’ e che fo crescere voi, e non voi me ; ma dilettomi nel mio diletto medesimo della fattura mia.—

Alora quella anima obbedí, levando sé sopra di sé per cognoscere la veritá di quello che dimandava. Alora Dio eterno disse a lei : — Acciò che tu meglio possa intendere quello ch’Io ti dirò, Io mi farò al principio di quello che mi dimandi, sopra tre lumi che escono di me, vero lume.

L’uno è uno lume generale in coloro che sonno nella caritá comune: bene che detto te l’abbi dell’uno e dell’altro, e molte cose di quelle che Io t’ho dette ti dirò, perché’l tuo basso intendimento meglio intenda quello che tu vuoli sapere. E due altri lumi sonno di coloro che sono levati dal mondo e vogliono la perfezione. Sopra di questo ti dichiararò di quello che m’hai adimandato, dicendoti piu in particulare quello che ti toccai in

comune.