Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/366

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per lo Verbo; però che Io vi creai senza voi, ma non vi salvarò senza voi.

Addunque vi conviene portare in mano la chiave, e convienvi andare e non sedere: andare per la dottrina della mia Veritá e non sedere, cioè ponendo l’affetto suo in cosa finita, si come fanno gli uomini stolti che seguitano l’uomo vecchio, il primo padre loro, facendo quello che fece egli, che gittò la chiave dell’obbedienzia nel loto della immondizia; schiacciandola col martello della superbia, arrugginilla con l’amore proprio. Se non poi che venne il Verbo, unigenito mio Figliuolo, che si recò questa chiave dell’obbedienzia in mano e purificolla nel fuoco della divina caritá; trassela del loto, lavandola col Sangue suo; drizzolla col coltello della giustizia, fabbricando le iniquitá vostre in sull’ancudine del corpo suo. Egli la racconciò si perfettamente che, tanto quanto l’uomo guastasse la chiave sua per lo libero arbitrio, con questo medesimo libero arbitrio, mediante la grazia mia, con questi medesimi strumenti la può racconciare. O cieco sopra cieco uomo, che, poi che tu hai guasta la chiave dell’obbedienzia, tu anco non ti curi di racconciarla! E credi tu che la disobbedienzia, che serrò el cielo, te l’apra? Credi che la superbia, che ne cadde, vi salga? Credi col vestimento stracciato e brutto andare alle nozze? Credi, sedendo e legandoti nel legame del peccato mortale, potere andare ? o senza chiave potere aprire l’uscio? Non te lo imaginare di potere, ché ingannata sarebbe la tua imaginazione. E’ti conviene essere sciolto. Esce del peccato mortale per la santa confessione e contrizione di cuore e satisfazione, e con proponimento di non offendere piú. Gittarai allora a terra el brutto e laido vestimento, e corrirai, col vestimento nuziale, con lume e con la chiave dell’obbedienzia in mano, a diserrare la porta. Lega, lega questa chiave col funicello della viltá e dispiacimento di te e del mondo; attaccala al piacere di me tuo Creatore: del quale debbi fare uno cingolo e cignerti, acciò che tu non la perda.

Sappi, figliuola mia, che molti sonno quegli che hanno presa questa chiave dell’obbedienzia, perché hanno veduto col lume