Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/9

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K perché nella comunione l’anima pare che piú dolcemente si Strenga fra sé e Dio e meglio cognosca la sua veritá (l’anima allora è in Dio, e Dio nell’anima, si come il pesce che sta nel mare, e il mare nel pesce); e per questo le venne desiderio di giognere nella mattina per avere la messa; el quale di era il di di Maria. Venuta la mattina e l’ora della messa, si pose con ansietato desiderio e con grande cognoscimento di sé, vergognandosi della sua imperfezione, parendole essere cagione del male che si faceva per tutto quanto el mondo, concipendo uno odio e uno dispiacimento di sé con una giustizia santa; nel quale cognoscimento e odio e giustizia purificava le macchie che le pareva, ed era nell’anima sua, di colpa, dicendo : — O Padre eterno, io mi richiamo di me a te, che tu punisca l’ofifese mie in questo tempo finito. E perché delle pene, che debba portare il prossimo mio, io per li miei peccati ne so’ cagione, però ti prego benignamente che tu le punisca sopra di me. —

CAPITOLO III

Come l’operazioni finite non sono sufficienti a punire né a remunerare senza l’affetto della caritá continuo.

Allora la Veritá eterna, rapendo e tirando a ( sé piu forte il desiderio suo, facendo come faceva nel Testamento vecchio che quando facevano il sacrifizio a Dio veniva uno fuoco e tirava a sé il sacrifizio che era accetto a lui, cosi faceva la dolce Veritá a quella anima: che mandava il fuoco della clemenzia dello Spirito santo e rapiva il sacrifizio del desiderio che ella faceva di sé a lui, dicendo : — Non sai tu, figliuola mia, che tutte le pene che sostiene o può sostenere 1’ anima in questa vita non sonno sufficienti a punire una minima colpa? però che l’offesa che è fatta a me, che so’ bene infinito, richiede satisfazione infinita. E però Io voglio che tu sappi che non tutte le pene che sonno date in questa vita sonno date per punizione, ma per correzione, per gastigare il figliuolo quando egli offende. Ma è vero