Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 1.djvu/150

Da Wikisource.
112

1 1 2 AD UHI5A1N0 VI. (4) I. Dell’amaritudine che affligge l’anima giusta vedendo l’offese ed il disonore di Dio e come questa possa cambiarti in dolcezza.

II. Della riformazione della Chiesa.

Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. tantissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere tolta da voi ogni amaritudine e pena affliggitiva, che affliggesse 1’ anima vostra, e tolta la cagione d’ogni vostra pena, sola rimanga in voi quella dolce pena che ingrassa e fortifica l’anima, perchè procede dal fuoco della divina carità, cioè di dolerci e pigliare amaritudine solo delle colpe nostre, e del disonore di Dio che si fa nel corpo universale della Religione cristiana, e nel corpo mistico della santa Chiesa e della dannazione dell’anime degl’infedeli, le quali sono ricomperate dal sangue di Cristo come noi; del quale sangue, santissimo padre, voi tenete le chiavi, e veggonsi queste anime nelle mani delle dimonia.

Questa è quella pena che notrica 1’ anima nell’ onore di Dio, e pascela in su la mensa della santissima croce del cibo deH’anime, e la fortifica, perchè ha tolta da sè la debolezza dell’ amore proprio, il quale dà amaritudine, che affligge e disecca l’anima, perchè l’ha