Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 1.djvu/205

Da Wikisource.

167

cui vi aveva posto, non per vostra bontà, ma per sua, perchè rendiate 1 onore a lui

la iatica al prossimo vostro. Siate, siate gustatore e mangiatore dell’anime, ehe questo fu il cibo suo; ben vedete che’ poi che noi perdemmo la grazia per lo peccato del nostro primo padre, non s’adempiva in noi la volontà del Padre eterno, che non ci aveva creati per altro fine, se non perchè gustassimo e godessimo la bellezza sua, vita durabile senza morte; non s’adempiva questa volontà; mosso dal fuoco dell’amore col quale n’aveva creati, vuole mostrare che non ci ha fatti per altro fine; trova il modo d adempire questa volontà: dacci per amore il Verbo deH’Unigenilo suo figliuolo: sopra di lui punisce la nostra infermità ed iniquità. O fuoco dolce d’ amore, tu gitti uno colpo che insiememente tu punisti il peccatore sopra di te, sostenendo morte e passione, satollandoti di obbrobrj e di vergogna e vituperio per renderci l’onore il quale perdemmo per lo peccato commesso, e con questo hai placato l’ira del padre tuo facendo in te giustizia, per me soddisfacesti la ingiuria fatta al Padre eterno tuo, così hai fatta la pace della gran guerra. Bene dice il vero quello dolce innamoralo di Paolo, che Cristo è nostra pace e trammezzatore, che è stato a fare pace fra Dio e l’uomo.


Or questo è il modo dolce e soave che Dio ha tenuto per darci il fine per lo quale ci creò. Mostrato 1 ha per effetto e per operazione, non ostante a quello che li ha fatto, ma continuamente fa, mostrandoci grandissimi segni d* amore, e tutto questo troverà l’anima se riguarderà in sè medesima che oqni cosa è fatta per lei. Arrendasi, arrendasi la città del1 anima nostra almeno per fuoco se non s’arrende per altro. Oimè, oimè, non dormite più voi e gli altri campioni della santa Chiesa, non attendete più a queste cose transitorie, ma attendete alla salute dell’anime, che vedete che il dimonio non resta mai di divorare le pecorelle ricomperale di si dolce prezzo, e lutto è per la mala cura de’ pastori che sono falli divoratori