Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 1.djvu/257

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/ 219 Annotazioni alla Lettera 35.

(A) Ebbe questo prelato la Chiesa di Firenze del 1370, succedendo a Pietro Corsini, portato quell’ anno al grado di cardinale da Urbano V. Tenne egli di prima il vescovado di Sora, indi quello d’Avcrsa, e da questo pas^o alla Chiesa di Firenze, che a quel tempo non era ornala, se non che della dignità del vescovado, giacché quella d’ arcivescovado non I1 ebbe, che indi a cinquanta anni dal pontefice Martino V, l anno 1419- IVfeiisce Ferdinando Antonio del Megliore nella sua Firenze illustrata, che avendo il Comune di Firenze fermata le«ge che ninno di famiglia grande e potente potesse conseguire le Chiese di Firenze e di Fiesole, questo prelato che era.de’Ricasoli, famiglia antica e nobilissima del paese del Chianti su quel de’Fiorentini, per mezzo d’uu cappellano della sua Chiesa rinuuziasse in pieno consiglio di più chiamarsi de Kicasoli, e si togliesse il cognome de’Serafini di Firenze Questo fjtto non degno di loda in prelato non soggetto a tali leggi, noi fe’ ponto più gradito «V suoi cittadini, dalle accuse de’ quali non una sola volta fn ridotto a pericolo di perdere il vescovado, ed in ultimo fu stretto a consentire di permutare quella Chiesa con quei a di Faenza P anno i38j, «Iella quale passo poi anche a quella d’ Arezzo, in cui terminò la vita l’anno 1^03.

(IS) Perocché colui, ec. Questo passo nel testo d Aldo è sì confuso, che di leggieri può altri apprendere non essere il legittimo uscito dalla penna della santa. No avendosi questa lettera u«* manoscritti più volte citati, perciò non s’è potuto comporre a quello esemplare. La impressione del Farri cel dà assai bene ordinato, onde d’esso ci siamo serviti, tanto pili volentieri, quanto che l’ìnimenda non sta quasi in altro che in antiporre o posporre alcune parole. La impressione d’Aldo cel dà in questa forma. Perocché colui che seguita tjuestnt diventa debile e sì pauroso, e timoroso di timore servile che, come fanciullo tenie dell ombra sua, ma se egli è savio fugge alla madre, ed ivi diventa sicuro, e. perde il timore.

Così questo cotale teme più /’ ombra della creatura che f ombra sua, ed uomo come egli, ed intanto abbonda quei to timore che non si cura ec.

(C) Al monaòtero di santa Agnese. Questo raonistero che tuttora ■vedesi fuori delle mura di Monte Pulciano, era a quel tempo di sagre vergini dell’Ordine di s. Domenico. La sauta assai volte n’andò a quella città a venerarvi il sacro corpo della beata Agnese, che diccsi sauta, sì in questa, si io altre lettere per I uso di quei tempi,