Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 2.djvu/175

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zia trarrìi fuore la verga sua, benché se noi apriamo gli occhi è già venuta una delle maggiori che noi poliamo avere in questa vita, cioè d’essere privati del lume di non vedere il danno, ed il male dell’anima e del corpo; e chi non vede, non si può correggere, perocché non odia il male

non ama il vero bene; unde non correggendosi cade di male in peggio, e cosi mi pare che si faccia, ed a peggio siamo ora che ’l primo dì. Adunque c’è di bisogno di non ristarci mai, se noi siamo veri servi di Dio, con mollo sostenere, e con vera pazienzia, e dare la fatica al prossimo e l’onore a Dio con molte orazioni ed ansielato desiderio, ed i sospiri ci sieno cibo e le lagrime sieno beveraggio in su la mensa della croce, perocché altro modo non ci veggo. E però vi dissi ch’io desideravo di vedervi gustatore e mangiatore deU’anime in su la mensa della santissima croce. Pregò vf che vi sieno raccomandati i vostri e miei carissimi figliuoli (C), cotesti di costà e questi di qua: nolricateli ed accresceteli nella grande perfezione giusta il vostro potere, e brighiamo di corrile moiti a ogni propria volontà spirituale e temporale, cioè di non cercare le proprie consolazioni spirituali, ma solo il cibo dell’ anime, dilettandoci in croce con Cristo crocifisso, e per gloria e loda del nome suo dare la vita, se bisogna. Io per me muoio, e non posso morire a udire e vedere 1’ofTesa del mio Signore e Creatore, e però vi dimando lernosina che preghiate Dio per me, voi e gli altri. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.


Jesù dolce, Jesù amore.