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Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 4.djvu/157

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iS’j guardare alcuna operazione fatta par se medesimo; ma ricognosciarla dalla divina bontà. Sicché dunque debba andare innanzi con la perseveranzia delle virtù, e debba non vallarsi in dietro, ma dentro nel cognoscimento di sè medesimo, dove trova la larghezza della bontà di Dio, il quale cognoscimento spoglia 1* anima dei proprio amore e vestela d’ odio santo e d’un amore divino, cercando solo Cristo crocifisso, e non le creature, nè le cose create, nè sè medesimo sensitivamente, ma solo Cristo crocifisso, amando e desiderando li obbrobri suoi. . « II. Se questo cotale è esercitato ed ha dibarbicata la radice dell’amore proprio, va innanzi, e non volle il capo indietro. Ma se al tutto non fusse dibarbicata spiritualmente e temporaimente, cadarebbe nel secondo vollare del capo; e sai quando si volle questa seconda volta, non alle delizie del mondo; ma quando l’anima avesse cominciato a metter mano ad arare la grande perfezione, la quale perfezione principalmente sta in tutto in annegare ed in uccidere la volontà sua, e più nelle cose spirituali che nelle temporali, perocché le temporali, l’ha già gittate da sè, ma abbisi cura delle spirituali. In questa perfezione ama l’anima in verità d Creatore suo, e le creature per lui più e meno, secondo la misura con che essi amano. Dico dunque, che se la radice non è al tutto divelta dell’amore proprio di sè, che vollarà la seconda volta il capo indietro ed offendarà la sua perfezione, perocché o elli l’offende, amando la creatura senza modo, e non con modo, il quale amore senza modo e senza misura si debba dare solamente a Dio, ma la creatura amarla con modo e con la misura del suo Creatore; o elli si volle ad allentare l’amore verso la creatura, la quale esso amò di singulare amore, il quale allentare, non essendovi la cagione della colpa verso la cosa amala, non può essare che non allenti quello di Dio, ma movendosi per mormorazioni, o scandali, o per dilongaS.

Caterina. Opere T. VI. . it