Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 4.djvu/195

Da Wikisource.

195
  • 95 tanto è eccellente e piacevole a Dio, ed ulile a noi, e salute del prossimo questa virtù, levatevi, carissima figliuola, dal sonno della negligenzia e della ignorarizia, gittando a terra la debilezza e la fragilità del cuore, acciocché non senta pena, nè impazienzia di neuna cosa che Dio permetta a noi, sicché noi non cadiamo nella impazienzia comune, nè nella particulare, siccome detto è di sopra; ma virilmente con libertà di cuore, e con perfetta e vera pazienzia servire il nostro dolce Salvatore: facendo altremeuli, nella prima impazienzia perdaremo la grazia, e nella seconda impediremo Io stato perfetto, e non giognareate a quello che Dio v* ha chiamata.

VI. Dio pare che vi chiami alia grande perfezione, ed a questo me ne avveggo, perocché egli vi lolle osui legame, il quale ve la potesse impedii e; perocché, secondo che io intendo, pare che abbi chiamata a sè la vostra figliuola, che era l’ultimo legame di fuore i C), della quale cosa sono molto contenta, con una santa compassione che Dio abbi sciolta voi e tratta lei di fadiga. Ora voglio dunque che al tutto voi tagliate la propria volontà, acciocché ella non stia attaccata altro che a Cristo crocifisso; e per questo modo adempirete la volontà sua ed il desiderio mio; e però vi dissi, non cognoscendo altra via, perchè voi la adempiste, che io desideravo di vedervi fondata in vera e salita pazienzia, perocché senza essa non potremo tornare al nostro dolce fine. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di D o. Jesù dolce, Jesù amore.